Nuovo libro di Luciano Scaramella. ‘Al di qua e al di là del confine’

(articolo tratto da Vaol.it) Da pochi giorni è uscito il nuovo libro di Luciano Scaramella, che ha per titolo “Al di qua e al di là del confine. Memorie di un operaio” e segue il suo primo libro “Gente di montagna. Ricordi di Starleggia dal 1930 al 1970” pubblicato quattro anni fa, con una doppia ristampa, essendo andata esaurita la prima nell’arco di pochi mesi.

Come riporta in prefazione il presidente del Museo della Via Spluga e della Val San Giacomo di Campodolcino e consigliere del Centro di studi storici Paolo Raineri, il nuovo racconto di Luciano Scaramella, originario di Starleggia e da diversi anni residente a Gordona, senza trascurare gli ultimi decenni oggetto del precedente volume, estende i ricordi nel tempo e anche nello spazio, inseguendo gli Starleggini ovunque si siano spinti nelle loro peregrinazioni in cerca di lavoro e, in particolare, in Val Mesolcina, ma anche in luoghi ben più lontani, come gli Stati Uniti d’America. A tal proposito l’autore si mostra anche un ottimo ricercatore. Prova ne è la sua collaborazione a ricuperare le vicende degli emigranti a Genoa nel Wisconsin e a collocarle nella loro ambientazione storica.

Il libro è una copiosa fonte di notizie sulla storia di Starleggia tra Otto e Novecento che, pur essendo sempre stata parte vitale del comune e, ad eccezione di una breve parentesi, della parrocchia di Campodolcino, ha avuto anche caratteristiche di una compagine abbastanza autosufficiente. Ciò è dipeso anzitutto dalla sua collocazione geografica protetta, a valle, da una lunga sponda ripida e faticosa, ma ampiamente aperta in altura, su una vasta discesa di pascoli ai due livelli di San Sisto e di Pian dei Cavalli, che danno luogo a una inattesa possibilità di espansione e di attività di cui il libro di Scaramella ci rende ragione. Basti pensare all’eccellenza raggiunta nell’allevamento, nelle cave di beola e nelle teleferiche, anche se questo appartiene ormai al passato.

Nel libro, stampato come il precedente dalla tipografia Polaris di Sondrio, l’autore parla anche delle fatiche e dei rischi del contrabbando attraverso la chiostra terminale verso Mesocco. Grazie al territorio che la circonda, Starleggia fu quasi un piccolo “Stato”, con sue peculiarità umane e di tradizioni dialettali, artigianali, abilità lavorative e di forti legami con la Val Mesolcina e, in particolare, con il capoluogo Mesocco, dove molti Starleggini emigrarono per lavoro, attivi soprattutto in cantieri edili o in galleria, dove per diversi anni lavorò pure Luciano Scaramella. Essendosi soffermato sulla vallata elvetica, con puntuali racconti di vita legati soprattutto ai lavoratori Italiani, non è un caso che il libro abbia ottenuto il patrocinio da parte della Swisslos, ente per la promozione della cultura nel Canton Grigioni. Molte sono le famiglie di Starleggia che decisero di stabilirsi in Val Mesolcina, tra cui quella del maestro e promotore della cultura locale Claudio Mainetti.

Nel volume Scaramella parla molto della vita quotidiana a Starleggia, legata in particolare agli alpeggi. L’autore si sofferma pure sulle tradizioni del paese, la nascita della strada carrozzabile e sugli Starleggini che con gli sci andavano a lavorare in Val Mesolcina oltrepassando il crinale della montagna che separa Starleggia da Mesocco e dalle altre località svizzere. Un capitolo del libro è dedicato al benefattore Pietro Mosca, altri alla famiglia dell’autore, alle teleferiche di beola al Passo Bardan, all’amico e promotore del traforo della Mesolcina Clemens A Marca di Mesocco, all’altro amico e storico della Val Mesolcina Brunetto Vivalda, alle feste e ad altri curiosi e interessanti aneddoti legati al proprio paese natio e alla vallata elvetica, che tanto lavoro diede e continua a dare ancora oggi a molti Valchiavennaschi.

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